giovedì 5 marzo 2015


                                                                                          TEMA

Avendo letto le novelle di Pirandello, analizzale evidenziandone le tematiche legate al pensiero dell’autore.

In questi giorni abbiamo letto tre novelle di uno dei più grandi autori del 1900, Luigi Pirandello.  Nei racconti è racchiuso il pensiero  dell’ autore e il suo modo di intendere la vita. Nella prima novella, la patente, ritroviamo non solo la tematica dell’ umorismo ma anche quella delle “maschere”. Questo brano racconta la storia del giudice d’Andrea che si ritrova ad esaminare il caso dell’ imputato Chiarchiaro. Quest’ultimo viene definito ,da tutta la società, uno “iettatore”, cioè una persona che porta sfortuna a chiunque incontri. A causa di questa calunnia lui perde il lavoro e così decide di andare in tribunale per ottenere una patente che lo riconosca ufficialmente portatore di sfortuna, così potrà chiedere di essere pagato per evitare sciagure e disgrazie. Per lui sarà come fare un lavoro, riconosciuto dalla società. Questo racconto si basa sull’ umorismo perché al primo impatto una persona che chiede  una patente da iettatore ci fa ridere ma pensandoci bene è la disperazione  che porta quest’ uomo ad inventarsi una cosa del genere. Inoltre questa novella evidenzia come siano gli altri a costringere  il signor Chiarchiaro a indossare la maschera da iettatore e se lui la rifiuta viene considerato pazzo e viene escluso. La seconda novella, la cariola, parla di come ognuno di noi indossi nella società diverse maschere.  Racconta la storia di un avvocato che si ritrova ad assistere alla sua stessa vita in terza persona, come in un film, e si accorge di cambiare atteggiamenti a seconda della situazione o delle persone che frequenta. Stanco di cambiare sempre ruolo si chiude nel suo studio e prendendo la sua cagnolina per le zampe inferiori le fa fare “la cariola”. Con questo gesto manifesta la sua pazzia e paragona gli occhi spaventati della sua cagnolina agli occhi della società e se lui avesse deciso di non indossare più le maschere la gente l’avrebbe guardato in quello stesso modo. Alla fine della novella l’avvocato sceglie di ritornare alla sua vita normale mantenendo questo segreto tra lui e la sua povera ”vittima”. L’ultima novella, la signora Frola e il signor Ponza, parla in modo evidente della pazzia. Uno dei due personaggi è dichiaratamente pazzo, chi sarà? Chi vive nell’apparenza, chi nella realtà? In questa novella i due protagonisti hanno due opinioni opposte e alla fine del brano Pirandello ci lascia col dubbio di  chi sia veramente pazzo e  chi, al contrario, ha ragione. La novella che mi è piaciuta di più, proprio per le tematiche che affronta, è stata la cariola; mi è piaciuto tanto il paragone che fa tra gli occhi della società e quelli della sua cagnolina. Le novelle di Pirandello mi sono piaciute molto perché presentano dei personaggi particolari che svelano i loro sentimenti più profondi e in questi piccoli drammi la lettura diventa sempre più avvincente ed interessante. Spesso anche noi, in molte situazioni, vediamo solo l’apparenza e a volte la realtà è completamente diversa, proprio per questo motivo, a mio avviso, le novelle di Pirandello, nonostante sia trascorso tanto tempo da quando sono state scritte, sono sempre attuali.

                                                                          Tema

Umberto Saba, nella poesia “Goal”, accenna alla allegra reazione della folla in delirio per la vittoria. Purtroppo i recenti fatti di cronaca ci raccontano storie di tifosi molto diverse. Parlane ed esprimi le tue opinioni.

Spesso, durante le partite, i tifosi condividono la loro allegria per la vittoria con tutti i loro compagni che tifano per la loro stessa squadra. La folla va in delirio per la vincita come accenna Umberto Saba nella sua poesia “Goal” che racconta l’armonia e la felicità dell’attaccante, che segna il goal e della sua squadra che è pronta a festeggiare con lui. Dalla parte opposta del campo, c’è il portiere della squadra avversaria che ha appena subito il goal e che viene appoggiato dai suoi compagni di squadra che cercano di rassicurarlo. Proprio per questa felicità e per questa armonia tra la folla, qualche volta, si scatenano dei litigi e delle risse tra i tifosi. È accaduto, recentemente, a Roma, precisamente a Piazza di Spagna; nella fontana della Barcaccia appena restaurata sono state ritrovate scritte, un tappeto di bottiglie rotte, una bomba carta e turisti in fuga. Arrivata la polizia sono stati arrestati un gruppo di tifosi che hanno risposto ferendo un agente. I tifosi sono stati condannati a sei mesi di carcere e sono stati costretti a pagare  45.000 euro di multa a testa, oltre al divieto di dimora nella città di Roma. Ognuno di noi ha assistito a litigi e risse tra tifosi, chi non ha mai partecipato a una disputa allo stadio. A me capitò quando ero piccola, accompagnai mio padre a vedere una partita della Salernitana allo stadio e alla fine di quest’ultima, i tifosi della squadra avversaria, incominciarono ad arrabbiarsi per la perdita e incominciarono a prendersela con dei poveri ragazzi prendendoli in giro e spingendoli. Alcune persone, che avevano assistito a quest’atto di violenza, decisero di chiamare la polizia che arrivò immediatamente stroncando quella rissa. I “colpevoli” incominciarono a utilizzare le mani anche con i poliziotti che furono costretti a minacciarli con la pistola. Questo è solo uno dei tanti esempi recenti di fatti di cronaca che raccontano storie di tifosi molto diverse. Un altro fatto di cronaca che è successo qualche anno fa è stato quando, in una semifinale di Capital One Cup, all’ottantesimo minuto  i padroni di casa guadagnarono un rigore. Il raccattapalle stava restituendo la palla all’attaccante che doveva tirare  , e proprio in quel momento, un ragazzo della squadra avversaria, preso dalla tensione, attaccò il raccattapalle che tratteneva la palla e gli rifilò un calcio nello stomaco beccandosi la giusta espulsione. Purtroppo anche il calcio può diventare pericoloso quando si pensa che anche nello sport qualcuno deve sopraffare sugli altri. A mio avviso il calcio deve essere solo un hobby o una passione invece, soprattutto in questo periodo, si sta trasformando in uno di quei tanti motivi o in una delle tante scuse per poter mettersi le mani addosso,  per picchiarsi, per prendersi in giro, o per litigare … In realtà il calcio dovrebbe essere un passatempo non si dovrebbe trasformare in un’ occasione per distruggere una delle piazze più belle di Italia o per rovinare una città o addirittura per far male dei ragazzini indifesi solo perché la loro squadra ha vinto. Ora anche il calcio si sta trasformando in una forma di bullismo e non si tratta più di litigare perché si tifa per due squadre diverse, gli stadi dovrebbero munirsi di poliziotti sia all’ uscita che durante la partita per prevenire i tifosi impazziti. Spero solo che l’amore per il calcio di diverse persone non gli faccia fare pazzie ma che li trattenga da litigi, risse e disputi e che capiscano che nel calcio ognuno può decidere che cosa tifare senza che qualcuno si imponga su gli altri.

lunedì 2 marzo 2015

“Saba nella poesia “Goal” accenna alla allegra reazione della folla in delirio per la vittoria. Purtroppo i recenti fatti di cronaca ci raccontano storie di tifosi molti diverse: parlane e esprimi le tue opinioni.”

Saba nella poesia “Goal” descrive in pochi righi la folla, così entusiasta che stava per invadere il campo. Sempre più spesso si sente parlare di fenomeni e sui giornali troviamo il numero di danni o feriti causati dai tifosi, riguardanti nella maggior parte dei casi il calcio, in cui questi rovinano alcune zone della città, lanciano fumogeni. Il calcio, principalmente, che dovrebbe essere uno spettacolo e oggetto di cronaca non solo per i goal ed i gesti atletici ma per gli scontri tra tifosi prima della partita che si cimentano a lanciare lacrimogeni e petardi ai pullman dei tifosi rivali e alla polizia se questi arriva in loro soccorso. Alcuni episodi più cruenti e più tristi sono la morte di un  membro delle Forze dell’Ordine, l’ispettore Raciti e di un tifoso ventenne laziale. Questi fatti sono solo alcuni dei più gravi, perché si potrebbe anche parlare delle centinaia di persone ferita da lacrimogeni lanciati dai tifosi della squadra avversaria. Un esempio è la strage dello stadio Heisel di Bruxelles avvenuta il 29 maggio 1985 a Bruxelles nel corso della partita di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, dove gli ultrà inglesi, ubriachi ed insoddisfatti dell’andamento della partita abbatterono la parete divisoria che li separava dai tifosi italiani e ciò comportò 32 vittime italiane e moltissimi feriti. Inoltre la partita fu giocata ugualmente nonostante i morti presenti ancora sugli spalti per motivi di ordine pubblico. Oltre alle vittime degli stadi, vi sono anche casi in cui a risentirne è la città in cui si ospita la tribuna avversaria, ad esempio l’accaduto di Roma di qualche giorno fa, dopo una partita contro una squadra olandese, i tifosi di questa hanno rovinato piazza di Spagna con bottiglie di birra, palloncini e così via. Un numero impressionante di monumenti scheggiati, circa 110 tra cui la fontana di piazza di Spagna, strade imbrattate, auto,  motorini e cassonetti colpiti: una città violata di milioni di euro, e quanti sono ancora da decifrare. Notizie di cronaca che ci lasciano di stucco e, purtroppo, questi tipi di fenomeni si stanno sviluppando sempre di più. Infinite volte sono successi episodi simili  che nascono dalla competizione e dalla in sportività  dei tifosi. Il valore dello sport ci viene insegnato fin da piccoli. Fin da bambini cercano di farci imparare dai valori significativi anche per la vita: quante volte abbiamo sentito dire frasi tipo ‘l’importante è partecipare, non vincere’? oppure ‘il gioco di squadra è fondamentale’? o anche ‘bisogna saper perdere’?. Sono frasi che anche nella quotidianità sentiamo in continuazione, ma allora perché vi è la violenza negli stadi? Perché gente che vive lo sport in maniera ‘sana’ deve aver paura di andare allo stadio per colpa di altri tifosi? Sarebbe bello poter avere delle risposte logiche a queste domande, bisognerebbe porgere tali quesiti agli ultras. 
 

L’invenzione del cinema Il periodo che precede la prima guerra mondiale è caratterizzato da un gran numero di scoperte ed invenzioni, tra cui il cinema dei fratelli Lumiere e di George Meliers. Quale genere cinematografico ti piace di più? Quale deve essere secondo te lo scopo del cinema?

Uno degli ultimi  film che ho visto mette in risalto proprio il periodo precedente alla prima guerra mondiale,  la Bella Epoque, caratterizzato da diverse scoperte che, secondo il popolo, aprivano le porte di un nuovo mondo. Tra queste vi è quella del cinema, da parte dei fratelli Lumiere e da Melies. In quell’epoca i film erano brevi e muti; infatti la prima proiezione ritraeva soltanto un treno che arrivava in stazione e,alla visione di ciò, il pubblico scappò impaurito. Andando avanti nel tempo la cinematografia si è sviluppata: dai negativi alle videocamere, dal bianco e nero ai colori HD. “Hugo Cabret” è un film che tratta di un orfano,appunto Hugo, che vive da solo nella stazione principale di Parigi. Egli, dopo la morte dello zio, ha il compito di tenere in funzione gli orologi presenti nella stazione . Il padre di Hugo,morto in un incendio, stava lavorando alla creazione di un robot, a cui manca una chiave a forma di cuore. Il protagonista incontra Isabelle, la proprietaria della chiave del robot, e,insieme, riscoprono un vecchio regista, Melier. Nella parte conclusiva del film si scopre che il patrigno di Isabelle è Melier che, durante la 1° guerra mondiale per disperazione e perché non si sente più voluto, decide di bruciare tutti i suoi film. Cosa lega Hugo a Melier? Il robot. Melier non ebbe il coraggio di bruciare anche la sua creazione, così lo lascia in un laboratorio e poi viene preso dal padre di Hugo. Il genere di film che preferisco è horror, anche se molte visioni al cinema sono vietate ai minori di 14 anni e quindi mi impediscono di vederli. Il mio film horror preferito è sicuramente “The Ring” di Verbinski, dal quale è tratta la  frase “Tra 7 giorni morirai”. Adoro questo film poiché mi ha fatto tremare dalla paura, mi ha coinvolto ed ha creato suspense. Credo che un film deve sempre coinvolgere il pubblico ed avere una metafora. Un altro genere che mi piace è la commedia poiché,essendo molto sensibile, mi commuovo facilmente. Un  film che mi ha colpito è stato Finn, visto a Giffoni film festival, mi ha preso particolarmente poiché mette in risalto la passione di un bambino e della madre defunta : la musica. Un altro film molto interessante è stato Hachiko, con Richard Gere, che narra dell’amore profondo che lega il cane al suo padrone.  Esistono,però, anche i lati negativi del cinema: a differenza dei libri limitano la fantasia e quindi non si può fantasticare sulle scene e sui personaggi. Infatti, mi è capitato che,dopo aver letto un libro, sono andata a vedere il film e ne sono rimasta delusa come ad esempio “Bianca come il latte, rossa come il sangue” dove i personaggi non assomigliavano affatto a quelli che mi ero immaginata. Resterei  ore ed ore a descrivere i film che ho visto, soprattutto dopo due anni di partecipazione alla giuria del GFF ma, vi annoierei. Dunque,  penso che il cinema sia stata una grande invenzione poiché dà la possibilità di “immergerti” in qualsiasi storia, sia con la bravura degli attori che con le immagini proiettate.  Devo essere sincera: preferisco i libri! J 

domenica 1 marzo 2015


                                                                                        Tema

Primo Levi ci ammonisce a non dimenticare ciò che è avvenuto nei campi di concentramento durante la seconda guerra Mondiale.  Lo ritieni giusto? Secondo le tue conoscenze credi che quell’ ammonimento sia stato efficace?

Primo Levi nella sua poesia “se questo è un uomo”  ci ammonisce a non dimenticare ciò che è avvenuto nei campi di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale. Sono rimasta particolarmente  colpita dagli ultimi versi dove l’autore manda una maledizione a tutti coloro che oseranno ripetere questi maltrattamenti e queste discriminazioni. Primo Levi è stato uno dei pochi ebrei sopravvissuto ai campi di concentramento. In tutti i suoi racconti c’è tanta sofferenza e tanto dolore per questi atti di crudeltà e di prepotenza. Lui racconta nei minimi particolari alcuni momenti tristi della deportazione. È stato sicuramente un capitolo della storia terribile che tutti noi vorremmo dimenticare… Quei poveri ebrei sono stati maltrattati e uccisi solamente perché non corrispondevano alla razza ariana. Sono stati rinchiusi, sterminati, picchiati…hanno dovuto soffrire per la separazione dalla propria moglie e dal proprio figlio. Gli uomini e le donne nei campi di concentramento hanno perso la loro dignità. A le donne vennero tagliati i capelli e non vennero più riconosciute con il proprio nome ma venivano identificate con  un numero. Gli uomini, invece, erano costretti a fare lavori umili, a lavorare nel fango, a lottare  per un pezzo di pane e a morire per “un si o per un no”. Tutto ciò che era accaduto agli ebrei è stato scoperto solamente alla fine della Seconda Guerre Mondiale quando i sovietici entrarono nel campo di concentramento tedesco. Purtroppo ancora oggi, nonostante si sia parlato e si parli di questi crimini, nel mondo ci sono ancora forme di discriminazioni verso alcune popolazioni. Una di queste,  è finita solamente nel 1990, ed è stata l’apartheid contro i neri,  a quest’ultimi era proibito “camminare sullo stesso terreno dei bianchi” e per farlo avevano bisogno di un’autorizzazione concessa a pochi. Sia in televisione sia tramite filmati si è venuti a conoscenza di tutto ciò che riguarda la storia degli ebrei. Per ricordare ciò è stata istituita la giornata della Memoria, il 27 gennaio, e in questo giorno in tutte le scuole ci sono manifestazioni “per non dimenticare”.  Noi tutti vorremmo dimenticare ciò che è accaduto ma l’uomo non può progettare il proprio futuro senza conoscere la storia del suo passato, senza sapere cosa è successo prima per evitare di ripetere gli errori fatti.

venerdì 27 febbraio 2015

Esponi brevemente il contenuto del libro letto, poi soffermati su quello che ti è piaciuto di più motivando la tua scelta ed esponendo le tue considerazioni sulle tematiche trattate dall' autore facendo riferimento anche alle tue esperienze personali.

Quest' estate la mia professoressa d'italiano ci ha assegnato da leggere un libro: "L'inventore dei sogni"di Ian McEwan. Questo libro narra la storia di un ragazzo di nome Peter Fortune. Peter è un bambino un po' particolare, sogna ad occhi aperti e in questo libro racconta le sue avventure immaginarie; sogna di far sparire la famiglia con la "Polvere Svanillina", sogna che la sua vicina di casa sia il ladro che da più di un mese deruba il quartiere, sogna che le bambole di sua sorella prendano vita... I grandi lo considerano strano, per esempio la sua maestra di matematica crede che sia incapace di fare i calcoli perché sul foglio del suo compito in classe non scrive nulla. IN realtà Peter non è un bambino ignorante, durante il compito in classe incomincia a sognare e quando le sue avventure immaginarie terminano non ha più tempo per svolgere il suo lavoro. Spesso incontriamo persone che si rifugiano in un mondo tutto loro, in un mondo dove nessuno può entrare e solitamente le considerano strane. Sbagliano a valutarle in questo modo perché non si può definire una persona "strana" solamente perché sogna ad occhi aperti. Io le definirei "particolari"  perché sono persone che si differenzino dalle altre proprio per le loro avventure immaginarie, hanno una propria personalità e questo è l'importante nella società d'oggi, non bisogna essere tutti uguali. A mio avviso questa è la tematica più importante che l'autore sottolinea. Peter mi ricorda tanto un mio compagno delle scuole elementari anche lui era particolare, sognava ad occhi aperti...e tutti noi lo volevamo bene perché, anche se era un po' diverso, aveva una sua personalità.

giovedì 26 febbraio 2015

“Il bullismo ha come protagonisti vittime, bulli, gregari e spettatori. Definisci queste figure facendo riferimento anche a esperienze personali o a fatti di cronaca.”

Canzoni, programmi televisivi, film, racconti, libri ci parlano del bullismo, una violenza, che può essere fisica e psicologica, contro una vittima, una persona perlopiù debole. Il bullismo oggi è uno dei fenomeni maggiormente diffusi e si sta sviluppando soprattutto all’interno delle scuole tra gli adolescenti. Aumentano ogni giorno di più questi casi, queste notizie sui giornali e in televisione, e si aggravano sempre di più fino a che le vittime sono costrette a lasciare la scuola e a vivere in un clima di terrore e a non riuscire a riprendersi più. Il bullismo non è una forza, ma una debolezza e se un ragazzo picchia o minaccia un altro lo fa per sentirsi forte e temuto e per nascondere le sue debolezze, la sua sensibilità e non riesce ad esprimersi in altri modi. Nella maggior parte dei casi, infatti, il bullo vive in situazione difficili, come problemi di famiglia, e tende a riversare la sua rabbia sugli altri, anche se questa di sicuro non è una giustificazione. Il bullo viene temuto dai suoi coetanei, i quali hanno paura di denunciarlo o di raccontare le violenze subite, e così egli continua, sapendo che non verrà mai punito. È vero, nascondendo i fatti la situazione peggiora … Ma è così facile a dirsi! La vittima è tale proprio perché debole e non ha la forza di denunciarlo e di parlare e così soffre in silenzio, isolandosi; ma anche se questa lo denunciasse subirebbe lo stesso violenze proprio perché ha parlato e sarebbe, quindi, un ciclo infinito. Bisognerebbe capire cosa c’è dietro a questi comportamenti aggressivi e cercare di aiutare i prepotenti, in quanto chi oggi è solo un bullo, domani potrà diventare un delinquente. La posizione peggiore, secondo me, all’interno di questi casi sono gli spettatori, la maggioranza silenziosa, indifferente, i quali offrono un valido appoggio al bullo e ai suoi gregari, che hanno bisogno di un pubblico, attraverso risatine, battute; ma che potrebbero diventare una valido aiuto per la vittima informando docenti e genitori di quello che accade.  Spesso questa posizione è dei ragazzi che vorrebbero aiutare la vittima, ma hanno paura di diventare i prossimi  bersagli e così tendono all’indifferenza e a tenersi in disparte. Non denunciando l’accaduto si rendono complici del bullo e non migliorano affatto la situazione. Bisognerebbe prendere coraggio e dichiarare tutte le violenze e, magari, parlarne con un insegnante che può influire maggiormente, anche se mi rendo conto che non è per niente facile. Infine, vi sono i gregari, ovvero gli scagnozzi del bullo, e senza di loro il questo si ridimensionerebbe in breve tempo e sono loro a dare la forza e l’energia al loro leader, il loro capo indiscusso. Facendo una ricerca più approfondita, ho letto che esistono più tipi di gregari: quello mite, colui che vede il bullo come un eroe e lo ammira talmente tanto che non si accorge nemmeno dei comportamenti cattivi o tende a giustificarli. Spesso questo, in assenza del bullo, ha atteggiamenti positivi; non usa mai la violenza e non partecipa direttamente alle prepotenze; a volte è perfino bravo a scuola. Poi vi è quello ansioso, che è aggressivo, insicuro con una bassa autostima, indeciso, agitato e impulsivo. Partecipa alle violenze anche se cerca sempre il consenso del bullo e in genere non è bravo a scuola. Quello violento, non teme lo scontro fisico, spesso tende a fare cose vietate, come bere e fumare, partecipa a pieno titolo alle provocazioni. Il gregario lusingatore,invece, è il più falso, furbo, meschino; mentre quello carismatico ha una forte personalità, è astuto e non particolarmente forte sul piano fisico. Inoltre, esistono vari tipi di bullismo: il cyber bullismo, quello che si nasconde dietro a un messaggio attraverso sms per minacciarlo o dargli fastidio; il bullismo fisico attraverso spintoni, calci; quello verbale attraverso nomi offensivi e sgradevoli; infine quello psicologico attraverso l’emarginazione da un gruppo o attraverso voci false. Pochi mesi fa, è accaduto a Napoli un atto di bullismo dove la vittima era un ragazzino di quattordici anni che è stato seviziato con una pistola ad aria compressa in un autolavaggio per il semplice fatto di essere grasso. In una sera tre ragazzi dell’età di 24 anni l’hanno bloccato, gli hanno abbassato i pantaloni e soffiando con un tubo d’aria compressa gli hanno provocato lacerazioni nell’intestino. La vittima è attualmente nel reparto di terapia intensiva e lotta tra la vita e la morte. I bulli si difendono dicendo: “Era una gioco, non era nostra intenzione.” Non solo erano tre contro uno, ma tre ventiquattrenni contro un quattordicenne, per fortuna gli aggressori sono in galera per omicidio colposo. Spero che un giorno non ci saranno né vittime né bulli e che sparisca questa forma di violenza che si sta diffondendo sempre di più.